Quello che accade sul palco è frutto di una lunga preparazione, fatta di dubbi, esaltazioni, duro lavoro. Quando si accendono le luci, tutto diventa levigato. Anche se io cerco di rendere spontanea questa parte ufficiale, e spesso ci riesco, amo di più il backstage.
John Lennon cantava in “Gimme Some Truth” (brano ripreso anche dai Generation X di Billy Idol): “Almeno dateci un po’ di verità”.
“Verità” insieme a “Libertà” sono due delle parole più usate e blaterate, ma anche più irreali e inesistenti. Per questo documento il backstage, perché c’è tanta verità, soprattutto se la telecamera si mimetizza e diventa discreta. Amo accenderla anche mentre qualche artista sta entrando al Roxy Bar, per documentare dal primo saluto.
Credo che nella verità di questi momenti spontanei ci sia la vera arte.
E questo tipo di arte non ha ritmi veloci, ma quelli del naturale accadimento delle cose.
In un mondo di internet, dove i clip devono durare al massimo 3 minuti, è anacronistico realizzare un backstage di 2 ore e 20 minuti. Anacronistico o rivoluzionario?
D’altra parte i fatti mi danno ragione: la permanenza media davanti ai video su internet è di 3 minuti, e chi fa molto arriva ai 6, mentre la permanenza media nel canale Roxy Bar Tv è di 28 minuti. Come dice Gianni Miller, inventore della piattaforma Streamit: “uno sproposito”.
Ma torniamo al backstage di Milo che dura lo “sproposito” di 2 ore e 20 minuti. Sono convinto sia necessario per meglio capire e apprezzare il concerto tributo a Lucio Dalla che ne è nato.
Inizia il mattino del 5 agosto 2013, nell’hotel dove è appena arrivato il chitarrista Fausto Mesolella, mentre si sta svegliando Enrico Ruggeri. I due dovranno collaborare insieme. A Fausto passo al telefono Gianluca Grignani, con cui dovrà eseguire “Caruso”. Poi c’è il sopraluogo al Teatro, il pranzo dove matura l’idea di fare uno scherzo a Gianluca Pecchini di Nazionale Italiana Cantanti, e il momento in cui gli comunichiamo che il concerto rischia di saltare. C’è l’intervista a casa di Franco Battiato (solo la parte inerente Lucio Dalla), l’arrivo di tutti gli artisti al Teatro per l’intitolazione a Lucio Dalla in diretta su Rai Uno. Le prime prove, con le impressioni degli artisti e il momento in cui propongo un duetto tra Erica Mou ed Enrico Ruggeri ne “La casa in riva al mare”. Poi Ruggeri con Mesolella. Infine dopo la cena, la discussione della scaletta che, grazie a Enrico Ruggeri ed Erica Mou, diventa un momento di vero teatro comico, che però descrive anche il mio sconforto quando mi rendo conto che non è possibile far fare due brani ad ogni artista, perché sono 19 e avremmo finito il concerto alle 3 di notte!
Nel backstage manca la notte, in cui inconsciamente ho maturato la decisione che tutti avrebbero avuto l’opportunità di fare anche un brano proprio, oltre alla canzone di Lucio Dalla in scaletta. Mancano anche le riprese della mattinata passata al computer a “limare” i tempi e a decidere di anticipare l’inizio di mezzora, tanto il Teatro sarebbe stato già stracolmo.
Ricomincio a documentare quando chiamo Pippo Balistreri, responsabile di palco (ma anche di quello di Sanremo dal 1981), ad “approvare” la scaletta. Arriva anche il Sindaco Giuseppe Messina.
Poi ci sono le prove del pomeriggio, l’incontro tra Franco Battiato e una emozionatissima Noemi, con cui duetterà ne “La cura”. Luca Carboni arriva sotto il sole cocente indossando con un giubbotto!
Il backstage poi termina il suo scopo con le prime immagini del pubblico seduto e ricomincia alla fine del concerto e la notte, in camera di una Noemi convinta di aver sbagliato nel duetto con Battiato. Incontro poi casualmente Noemi anche la mattina dopo in aeroporto e il suo saluto mentre si imbarca è l’ultima immagine di questo lungo racconto.
Qualcuno potrebbe definire questo reportage simile a un documentario, per me è solo un insieme di momenti che raccontano la nascita e le vere emozioni di quello che i media hanno descritto come l’evento culturale più importante degli ultimi anni in Sicilia.
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