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Non ho mai scritto o commentato pubblicamente quello che stava succedendo a San Patrignano, anche se dentro ne ero devastato. Sono un grande amico di Vincenzo Muccioli. Ne parlo al presente perché la sua energia, le parole, la generosità, la forza e la bontà sono ancora vive e pulsanti dentro di me. Nel dicembre 1984 mi alzavo tutte le mattine alle 5 per essere presente quando apriva il tribunale di Rimini e documentare il processo che le due chiese, quella comunista e quella cattolica, stavano facendo a Vincenzo Muccioli. La scusa erano le catene, in realtà, come mi disse Indro Montanelli: “Non si può tollerare in Italia che un laico faccia qualcosa che funziona”. E San Patrignano funzionava e ha salvato migliaia di ragazzi insegnando loro non il valore della vita, ma il valore che ha ogni azione, gesto, parola, creazione. Non voglio raccontare le tante esperienze che ho documentato, ho i video e un giorno li mostrerò tutti. Vincenzo vinse quel processo del 1984, anche se fu condannato. Ma chi voleva guadagnare, acquisendo proseliti o spacciando metadone, e le mafie della droga, che grazie ai ragazzi che lui recuperava perdevano miliardi e miliardi di utili, erano sempre in agguato. Un altro processo, ancora più violento. Alla fine Vincenzo si è lasciato morire il 19 settembre 1995 per salvare San Patrignano e anche perché aveva fiducia in due elementi per lui fortissimi: il figlio Andrea e la famiglia Moratti, che da anni finanziava questo progetto di vita. Andrea è andato avanti, realizzando tutti i sogni del padre e ampliando la comunità e le attività al suo interno. Fino all’estate 2011. Improvvisamente la famiglia Moratti ha cacciato Andrea, impedendo anche ai suoi figli di rimanere a San Patrignano. Non sono mai entrato nei meriti di questa faccenda, perché incredulo speravo si ricomponesse. Lo farò. Non oggi. Di recente anche Antonietta, moglie di Vincenzo Muccioli, se n’è andata da San Patrignano, che ha rappresentato la sua vita per 35 anni, e ha usato parole forti sui Moratti. Poi mi ha telefonato Andrea chiedendomi di documentare quello che temevo, ma che non avrei mai pensato sarebbe potuto accadere. Domattina mi sveglierò alle 5 per andare a Rimini un’altra volta, dopo 29 anni, per riprendere l’addio delle spoglie di Vincenzo Muccioli alla San Patrignano che non è più sua. In quello che Antonietta Muccioli ha appena scritto sulla sua pagina di Facebook c’è tutto. Non mi sento di aggiungere nulla.

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Domani, mercoledì 27 marzo, verrà riesumata la salma di mio marito Vincenzo, dal cimitero di San Patrignano, in cui giace da 19 settembre 1995, e portata via per la cremazione, che Vincenzo aveva sempre voluto e che, quando morì, non fu possibile fare, per le polemiche e le speculazioni giudiziarie e giornalistiche che ai tempi, insistevano sulla vicenda della sua morte. In seguito alla cremazione riposerà a Rimini, la sua città, dove tutti i ragazzi che lo hanno conosciuto ed amato come un padre ed anche le loro famiglie potranno venire a trovarlo. Ho preso questa decisione perché la comunità, che insieme abbiamo fondato ed a cui abbiamo donato ogni risorsa spirituale e materiale, per oltre 35 anni, non rispecchia più in alcun modo, nella sostanza dell’opera che quotidianamente svolge, lo spirito, il messaggio ed il metodo di recupero del fondatore. Ritengo, al contrario, che coloro che dirigono oggi la comunità insultino e contraddicano, nel loro operare quotidiano, ogni suo principio, ideale, esempio, nascondendo dietro la sua persona e la sua immagine, azioni che lui non avrebbe mai compiuto, parole che non avrebbe mai pronunciato. Non basta accogliere ragazzi emarginati per mettere in pratica ciò che Vincenzo ha fatto ed insegnato, se poi non si è capaci di trasmettere loro il quotidiano esempio di libertà, verità, umanità e giustizia ed anzi li si tiene ospiti inconsapevoli di un teatrino di sotterfugi, invidie, opportunismi e poteri. Se chi ha scelto di servire gli altri, li usa per la propria immagine, potere o prestigio dove sono il senso e lo scopo di una missione di educazione e di carità? Per questo ritengo non sia più giustificabile, né tollerabile, che si usino l’immagine e il nome di Vincenzo per realizzare azioni opposte a quelle che lui avrebbe compiuto o per legittimare il potere di persone che lo hanno tradito in tutto. Dico tutto ciò in piena libertà ed autonomia, perché gira la voce che sono manipolata da mio figlio Andrea e a me viene in mente Vincenzo quando diceva che i ladri pensano che tutti rubino: i manipolatori sono altri. La verità è che essendo rimasta a San Patrignano fino a un mese fa, ho avuto modo di toccare con mano l’iniquità, l’abuso del forte sul debole, perpetrato con la minaccia e la forza del potere e dei soldi. La cosa che più mi ha fatto male è che la comunità è nata perché nascondersi dietro quello di mio marito. In tutta questa storia, la cosa che mi ha fatto più male, è stata dover assistere alla trasformazione quasi immediata del senso che, da cristiani credenti, Vincenzo ed io avevamo dato alla comunità: una vera famiglia, dei figli profondamente amati e fatti crescere nell’esempio. Nel cambiare metodo, la comunità avrebbe potuto anche migliorare. Peccato che la trasformazione attuale abbia travolto i principi cristiani, in cui credo.

Maria Antonietta Muccioli Cappelli.

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2 Comments

  • giuliano aversa ha detto:

    Sono Giuliano Aversa, entrato a San Patrignano nell’ 85 , Vincenzo e’ stato il mio secondo Padre rimettendomi al mondo infondendo mi insegnamenti e principi che mi portero’ di sicuro fino alla fine dei miei giorni. Oggi ho 50 anni e mi trovo a passare da Rimini nei prossimi giorni e vorrei tanto portare un fiore a Vincenzo, solo che non so’ dove’ sepolto o dove sono le ceneri, che mi sembra di capire sia stato cremato a distanza di anni. Se per caso leggete questo mio commento per favore se potete datemi indicazioni. Grazie

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